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Report - V Convegno Nazionale - Bologna 2019


Report - V Convegno Nazionale - Bologna 2019

A cura di Giovanna Montinari

Come sapete il 22 e 23 novembre 2019 si è tenuto a Bologna, il V Congresso Nazionale sul lavoro psicoanalitico con Bambini e Adolescenti, sul tema: “Sviluppo del Sé e perversità in adolescenza: attraversamenti, deviazioni, esiti ”La sessione del venerdì pomeriggio, è stata introdotta da Mirella Galeota, che ha ben illustrato la complessità psicoanalitica dell’argomento, ricordando  anche gli storici e pochi psicoanalisti dell’adolescenza italiani, fra i quali Arnaldo Novelletto e Giuseppe Pellizzari, che si sono occupati del tema.  A seguire gli interventi dei due ospiti stranieri: Teresa Olmos de Paz, Presidente dell’Associazione Psicoanalitica di Madrid, e François Richard, della Società Psicoanalitica di Parigi, che hanno affrontato l’argomento da angolature teoriche differenti e hanno avuto la brillante e altrettanto ben argomentata discussione di Irene Ruggiero.

Personalmente ho partecipato come referente B/A del CPdR alle riunioni preparatorie con il Gruppo Nazionale dei Referenti per la psicoanalisi dei bambini e degli adolescenti.

L’intera giornata del sabato è stata invece organizzata utilizzando la formula a Seminari Multipli, già ben collaudata da anni e che favorisce il massimo della discussione fra colleghi.

Per il CPdR sono stati proposti e accettati due seminari: Chiarelli R., Fusacchia M.G.

L’odio e i suoi destini, la proposta degli Autori è stata quella di ripensare, attraverso alcuni frammenti clinici che concernono la clinica con gli adolescenti “devianti”, alle diverse declinazioni dell’odio in adolescenza, che trapassa le fisiologiche manovre di slegamento e di disimpasto che caratterizzano le trasformazioni puberali.

Il secondo seminario è stato proposto con il gruppo di studio intercentri “Perversità, opzioni di soggettivazione e centralità del controtransfert.  Fanno parte per il nostro Centro oltre alla sottoscritta, Paola Catarci e Piergiorgio Laniso, e per il CdPR Alberto Codazzi, Giampaolo Imparato, Massimo Nardi, e Chiara Pazzagli, con i quali condividiamo e ci riuniamo da tempo sulla base del comune interesse per la psicoanalisi dell’adolescenza e per le tematiche legate al controtransfert.

Di seguito trovate il report del nostro seminario curato da Alberto Codazzi:

“In occasione del V Convegno Nazionale sul lavoro psicoanalitico con bambini e adolescenti, incentrato sullo sviluppo del Sé e sul tema della perversità in adolescenza, il gruppo ha approfondito il senso specifico con cui i comportamenti perversi si declinano nella fase adolescenziale, sia da un punto di vista teorico, sia clinico, con la presentazione di due casi.

Abbiamo inizialmente inquadrato le teorie psicoanalitiche sulla perversione come organizzazione stabile di personalità. Data per scontata la conoscenza dell’apparato teorico freudiano, che ruota intorno all’angoscia di castrazione preceduta geneticamente dall’angoscia di assenza dell’oggetto e seguita dall’angoscia di perdita dell’amore oggettuale, ci siamo soffermati sul contributo di J. McDougall. L’autrice nel descriverne i tratti di ritualizzazione, compulsività e violenza, a copertura della fragilità dell’Io, sottolinea la ricerca inconscia di una barriera fallica contro una madre interna pregenitale potente e idealizzata, a fronte di un padre poco o del tutto assente. A tale proposito la “falsa scissione” descritta da Meltzer ci è sembrato un concetto particolarmente interessante per descrivere il complesso quadro esterno e interno del soggetto perverso.

Il trionfo maniacale come difesa dalle angosce depressive si affianca alla concezione della perversione come negativa, non solo della nevrosi, ma anche della psicosi. Questo spostamento di vertice ci ha offerto interessanti spunti di riflessione rispetto al significato che taluni comportamenti hanno in adolescenza, dove possono essere considerati nel loro senso evolutivo prima che si chiudano i giochi rispetto a una soluzione perversa di carattere stabilmente narcisistico e distruttivo, come nell’adulto.

Ci siamo soffermati sul pensiero di A. Novelletto, che, considerando una serie di autori che se ne sono occupati – tra gli altri P. Greenacre, M. Khan, E. Glover, D. Meltzer, P. Male – ha messo a fuoco diversi punti come l’uso perverso dell’oggetto, il ruolo della seduzione e della sessualizzazione, la relazione perversa e il rapporto con la psicosi. A nostro avviso, Novelletto, anticipando ciò che verrà più avanti approfondito da P. Gutton, ha intuito il conflitto centrale in questo tipo di adolescenti: quello tra un pubertario che si affaccia e spinge per la creazione di un se stesso adolescens, soggettivato, e quella di un infantile che con le sue modalità onnipotenti cerca di vincolarlo e lo mina dall'interno.

Abbiamo quindi approfondito i modi in cui la distruzione della soggettività dell’altro, come descritta da J.L. Donnet, assuma in adolescenza una moltitudine di significati più specifici, come quello legato al tentativo di rimaneggiamento del corpo, così centrale negli adolescenti con comportamenti perversi. L’adolescente, privo di rappresentazione simbolica, rovescia distruttivamente il suo profondo senso d’impotenza sull’analista. Diventa allora fondamentale l’attenzione al controtransfert e la tenuta dell’analista rispetto alla provocatorietà, alla seduzione sessuale, al distacco, alla tendenza a distruggere e a passivizzare.

Sono questi alcuni tra gli elementi più salienti emersi dai due casi clinici presentati e discussi con il coinvolgimento di tutto il gruppo di lavoro. Si è trattato di due casi diversi nelle manifestazioni dei comportamenti perversi, in cui soltanto il lungo e doloroso lavoro di ascolto controtransferale e di condivisione delle angosce ha permesso di mettere in gioco il maniacale rovesciamento che questi adolescenti hanno operato rispetto al loro senso di vuoto e di impotenza. Cogliere il senso della sfida del trauma infantile convertito in trionfo (Stoller) – la morte contro la vita, il godimento contro il piacere, la dissociazione affettiva contro la continuità dell’esperienza – ha permesso di aprire i ripiegamenti narcisistici e onnipotenti verso orizzonti di intimità analitica, facendo leva sulla plasticità evolutiva degli assetti adolescenziali ancora in formazione”.



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