Cultura, cinema e arte

Report dell’incontro CINEMA & PSICOANALISI - V edizione - Francavilla al Mare - dal 18 al 19 luglio 2025

Di Flavia Salierno, Daniela di Sante, Alessandra di Giacinto


Report dell’incontro CINEMA & PSICOANALISI - V edizione - Francavilla al Mare - dal 18 al 19 luglio 2025

 

La macchina da presa si muove inquadrando bambini su un carro, entusiasti di essere in una fiaba. È proprio nella favola di Pinocchio che la piccola Francesca Comencini sogna il sogno del padre Luigi, che di quella favola è stato il regista. Come hanno nella mente quello stesso sogno tutti gli spettatori che in quel film si imbattono per non dimenticarlo mai più. È dedicata proprio al film di Luigi Comencini, una delle scene del film Il Tempo che ci Vuole, presentato dalla regista stessa. Che si racconta attraverso la pellicola, nel divenire della sua vita.

La piccola, crescendo,si scontra con la realtà fatta di quelle mille fragilità di una ragazza che cerca una sua strada, che sia differente da quella di un padre così presente nella sua imponenza di grande regista e riconosciuto intellettuale.

Nel film, il rapporto tra Francesca e suo padre emerge come un campo psichico carico di tensioni edipiche e generazionali. Da bambina incantata sul set di Pinocchio, Francesca approda a una fase adolescenziale segnata da sentimenti di indegnità e ribellione, fino alla tossicodipendenza. La ragazza percepisce il padre come inarrivabile, producendo un conflitto intrapsichico tra laspirazione al riconoscimento e il timore di fallire. Il gesto paterno che la porta a Parigi, affidando alla figura genitoriale più che alla norma, il compito di curare la sua ferita, assume  valore di un rapporto destinato ad essere fondante. Ho passato tanti anni a cercare di far dimenticare di chi fossi figlia, ora invece, con questo film, ho voluto far comprendere limportanza che ha avuto nella mia vita esserlo. Dice la regista, che alla fine della proiezione dialoga apertamente e liberamente con persone che vivono il mondo del cinema, come Riccardo Tozzi, noto produttore, o Luca Briasco, scrittore, editor, traduttore di Stephen King. Ma anche con persone che stanno in quello della psicoanalisi, come Antonio Buonanno e chi scrive.

Nella seconda serata è stato proiettato il pluripremiato Vermiglio, scritto e diretto da Maura Del Pero.

Nel film il padre è bambino e si trova nel suo luogo di origine, Vermiglio appunto, nome di questo paesaggio sul confine trentino. Ma Vermiglio sembra essere anche un luogo dell'anima della regista Maura Del Pero a cui si aggiungono inevitabilmente le suggestioni del nome: vermiglio è colore delle passioni umane, del sangue che scorre, delle mestruazioni, della vita. Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e, come ne Il tempo che ci vuole, c’è un continuo passaggio dalla macrostoria,dal collettivo, alla micro storia, al familiare e allindividuale. Con una voce antica, delicatissima, profondamente emotiva e poetica Vermiglio ci prende per mano e ci porta, insieme alla regista che si è messa sulle tracce della sua storia, in questo piccolo paesino in cui tutto sembra sospeso dalla guerra e dove la vita però pulsa, nel susseguirsi delle stagioni. Fa da sfondo la montagna, così grande e salvifica per alcuni personaggi quanto soffocante per altri, ed è la stessa montagna che Freud tanto ha amato. È proprio qui che  il padre della psicoanalisi  scrive uno dei più suoi più bei testi, Caducità: siamo nel novembre del 1915, sono gli anni della prima guerra mondiale, il mondo è devastato da un numero impressionante di perdite di vite umane, Freud stesso perde un figlio sul fronte e, non ultimo, ci sono guerriglie interne nella Società Psicoanalitica fondata da lui stesso. E un Freud però particolarmente emozionato ci ricorda che dalla devastazione e dal senso di caducità che una guerra porta con le sue perdite può nascere la solidarietà, la sollecitudine verso il prossimo. Vermiglio è un film privato, intimo che però parla anche della società e alla collettività e come non pensare alla attualità di queste considerazioni in un momento storico in cui anche noi assistiamo a delle atrocità indescrivibili sulla striscia di Gaza.

A Francavilla al mare, lincontro tra psicoanalisi e cinema è ormai è diventata una frequentatissima consuetudine. Grazie allorganizzazione e alliniziativa dellASIPP (Associazione per lo Studio e lIntervento per la Psicoterapia Psicoanalitica) di cui fanno parte Daniela di Sante, Alessandra di Giacinto e Antonio Buonanno. E in questi giorni di rassegna, 18 e 19 luglio, lapertura e la disponibilità della regista Francesca Comencini e dellattrice Martina Scrinzi, hanno fatto da viatico per un fervido dibattito e per fare in modo che il pubblico si entusiasmasse e interessasse al punto non solo da seguirlo, ma anche da intervenire moltissimo dalle poltrone. Tutto questo è la testimonianza di come il legame strettissimo tra la psicoanalisi e il cinema, coinvolga, interessi, stimoli le riflessioni più varie. Nel suo spazio sospeso, il cinema è il mediatore simbolico che consente la possibilità di condividere pensieri e immagini. E, forse, la vicinanza del mare adagia gli uni e le altre in un clima ancora più sognante.

 



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