Psicoanalisi nelle istituzioni

Raggi nelle tenebre - prima tappa - "Fu malattia ciò che mi diè l'intimo impulso creativo”.

Dal ’76 al ’97, un’esperienza, un laboratorio clinico in vivo, che ha dato vent’anni di libertà a quei ricoverati. Ezio Maria Izzo


Raggi nelle tenebre  - prima tappa - "Fu malattia ciò che mi diè l'intimo impulso creativo”.

Creare spazi di riabilitazione psichiatrica e psicoanalitica è possibile quando coraggio, passione e pensiero creativo vincono sugli interessi di parte .

Quando per la prima volta entrai nell'ospedale psichiatrico di Guidonia, secondo O.P. della Regione Lazio, dove venivano ricoverati i pazienti delle provincie di Frosinone e Latina, oltre che i lungodegenti del Santa Maria della Pietà di Roma, non avrei mai pensato che tutto potesse finire con la cancellazione, per me e per i miei pazienti, della esperienza creativa che pensavo già da allora di poter offrire.

Quei pazienti erano due volte sfortunati, sia per la miseria sociale e culturale dell'ambiente da cui provenivano, sia per un Io “distorto e limitato” (Freud 1937) per la lotta impari contro questo ambiente e per la lotta contro “la forza costituzionale delle pulsioni” (Freud 1914).

Avevo in mente le parole di Freud che in “Introduzione al narcisismo” si rifà al modello immaginato dal poeta Heine nei suoi “Canti della Creazione” sulla psicogenesi del mondo.

Freud riporta questi versi:

“Creando vidi che guarivo. Creare fu guarir per me”

 “Fu malattia ciò che mi diè l'intimo impulso creativo.”

Pensavo che dalla psicosi si può uscire riprendendo ad investire l'energia pulsionale.  Nelle immagini di questo docu-film, magistralmente presentate da Gianni Garko e Agostino Raff, credo si possa vedere come quei pazienti erano usciti dalla loro “persistente” (Freud 1937) inabilità psichica, ritrovando la loro creatività.

E' da tempo che l'approccio psicoanalitico si è spostato dall'interpretazione alla relazione reale che si stabilisce fra i pazienti e coloro che si prendono cura di loro, all'intreccio fra pulsione e relazione, fra pulsione ed esistenza.

E' un vero nuovo paradigma, rivoluzionario, con il quale diventa di interesse psicoanalitico anche l'aspetto riabilitativo, che già Anna Freud poneva, dicendo che l'attenzione degli psicoanalisti, per i pazienti tanto danneggiati, era necessariamente una presenza di molte più ore della singola ora di analisi.

Il lavoro, per l'adulto, proprio come il gioco per il bambino, sono necessari per mantenere il senso della continuità dell'esistenza e tornare nell'illusione almeno dell'area transizionale.

 

Nei primi anni della mia presenza furono alla direzione di quell'Ospedale prima Bruno Callieri, massimo esponente della psichiatria fenomenologica, poi Pier Luigi Scapicchio, allora Presidente della Società Italiana di Psichiatria.

Entrambi sostennero le mie idee ed entrambi furono contenti di avere con loro psichiatri analisti freudiani e junghiani che però presto abbandonarono  quel lavoro veramente difficile.

Restai solo, e contro le idee degli psichiatri organicisti, continuai la mia esperienza della Comunità-Cooperativa, finché un giorno alla direzione fu scelto uno di loro che preparò la vendita e trasformazione dell'Ospedale per la cura dei malati di alzheimer.

Non conoscevo quel progetto, ma ne vidi le assurde conseguenze.

Ezio Maria Izzo

 

1/3


Partners & Collaborazioni