Presentazione di Amalia Giuffrida – Commento di Loredana Micati. Serata scientifica del 22 novembre 2023.
Il lavoro di A. Giuffrida si apre attorno agli interrogativi di fondo: Perché la morte dovrebbe evocare la donna o la madre? Che cosa fa sì che questa idea della morte ricopra lo stesso alone semantico del materno, o ancora, dell’erotico della “jouissance”?
L'autrice, sosta sul lascito freudiano per cogliere le ragioni di questo accostamento e chiedersi se possa mantenersi vivo dinanzi a una decostruzione critica. Richiama Freud che inscrive il fenomeno della morte nel registro dell'impensabile e dunque, a prima vista, slegata da qualsiasi raffigurazione, d'altra parte è pur vero che tale accostamento trova ragione di essere in una delle leggi fondamentali dell’inconscio, che esige la corrispondenza dei contrari, così che dare la vita e dare la morte possono appartenere al medesimo registro simbolico. Il pensiero va al testo freudiano maggiormente pervaso da tale problema: “Motivo della scelta degli scrigni” (1913)[1]. Il testo richiama alla memoria miti, fiabe, poemi, e due opere di W. Shakespeare (il Mercante di Venezia e il Re Lear) nei quali lo stesso motivo è conservato nelle sue linee essenziali.
La scena evocata nella scelta dei tre scrigni, compiuta dai pretendenti nel Mercante di Venezia, tratta della scelta che un uomo compie fra tre donne, laddove questa cade sul terzo scrigno. La “terza” donna, è in
realtà la scelta della morte, resa desiderata da un movimento di capovolgimento nel contrario. (...)
