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REPORT: “In ascolto delle dipendenze” di Rossella Lacerenza

Le diverse sostanze possono avere effetti diversi. Cosa si ricerca allora nella sostanza, che porta a dipendere da essa? Ottenere piacere ed evitare o ridurre il dolore.


REPORT: “In ascolto delle dipendenze” di Rossella Lacerenza
Report della serata CPdR  del 13/09/2023 di R.Lacerenza 
Interventi di F. Alimonti, A. Auletta, M. Pettorruso e F. M. Moscati

Una serata molto ricca e feconda che ha dato voce a forme di sofferenza diffuse e complesse, sui temi delle dipendenze; declinato al plurale perché tante sono le forme che esse assumono a seconda, non tanto della sostanza usata o dell’oggetto della dipendenza, quanto dell’effetto che il consumatore può voler raggiungere e del significato che, nel lavoro terapeutico, se ne può rintracciare.

Le diverse sostanze possono avere effetti diversi, sedativi o eccitanti, volti a favorire la concentrazione o a dissociarsi per cui la scelta può dirigersi in un senso o nell’altro. Ma anche dinanzi alla stessa sostanza, gli usi che se ne possono fare, possono essere diversi, talvolta anche opposti: socializzare piuttosto che isolarsi, schermarsi dal contatto frammentante con l’altro o renderlo possibile, annientare la vita mentale o vivificare luoghi aridi e desertificati.

Cosa si ricerca allora nella sostanza, che porta a dipendere da essa? Ottenere piacere da un lato, ed evitare o quanto meno ridurre il dolore dall’altro. “Lo faccio perché mi piace”, vale almeno nel primo periodo, quando ancora non è diventato un bisogno, poi assecondato per evitare l’esperienza spiacevole dell’astinenza. In adolescenza, fase della vita di rimessa in moto delle spinte libidiche, di distacco dall’ambiente familiare e spinta verso nuovi oggetti da esplorare, essa può avere il carattere di ricerca compulsiva di un piacere autoerogeno inteso come qualità del piacere che il soggetto adolescente può provare nell’esercizio delle sue capacità autonome. L’uso di un oggetto inanimato, di cui si dispone sempre e a proprio piacimento e che quindi si controlla, permette di evitare la separazione, e il lutto conseguente, dagli antichi oggetti infantili, mantenendo illusoriamente attive le esperienze sensoriali corporee ad essi connesse.

Da altro vertice, può servire ad evitare il dispiacere, essere una fuga da una realtà spaventosa e angosciante, laddove proprio la relazione con le persone di accudimento è stata precaria, fallace, deludente. Ciò che ne residua è la sfiducia in un mondo esterno che potrebbe confermare l’esperienza originaria fallimentare. Che sia la fissazione ad un piacere primitivo da cui non ci si riesce a separare o la paura di rivivere la delusione già esperita in origine, ciò che entra in gioco è proprio la dinamica dipendenza/indipendenza tra la ricerca di una totale fusione e l’illusione di raggiungere l’indipendenza dall’altro. Per le nuove generazioni, la dipendenza da sostanze assume qualità diverse rispetto al tentativo di automedicazione del passato. Non c’è più “l’affetto” per la sostanza. Un paziente eroinomane anni fa mi descriveva gli incontri con la sostanza come momenti intensissimi di una storia d’amore. Sempre più spesso oggi vi è un uso caotico di cose diverse, pur di farsi fuori, di evadere da una realtà insopportabile. Ciò che non è rappresentato, né rappresentabile viene allora agito nel corpo. Il craving, che non è sovrapponibile concettualmente all’astinenza, è quella brama, l’irrequietezza penosa, il bisogno incoercibile della sostanza, che se distruttiva e intossicante, ha al tempo stesso degli effetti “positivi”, una funzione importante nella strutturazione della mente. Ad esempio può consentire una regolazione emotiva, una protezione/filtro dal mondo esterno, analogo allo schermo nelle dipendenze da internet.

L’ascolto psicoanalitico può consentire di fare entrare nella stanza di analisi, attraverso il “corpo a corpo” con l’analista, le falle nelle trame rappresentazionali, nelle relazioni primarie, nei vissuti corporei dei primi scambi con il mondo esterno, che la sostanza, a proprio modo, ha cercato di colmare e riparare.



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