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"Genere, sessualità, virtuale" - REPORT di Nuna Lini

Serata scientifica svoltasi il 10 aprile 2024 con Fabio Fiorelli del CPdR.


"Genere, sessualità, virtuale" - REPORT  di Nuna Lini

I molti di noi che hanno già avuto, in occasioni precedenti, la possibilità di confrontarsi con il pensiero di Fabio Fiorelli non si saranno certo meravigliati di ritrovarlo, anche in occasione di questo incontro, dalle parti di quella che potremmo a pieno titolo definire  la psicoanalisi "scomoda", quella cioè usa a utilizzare i propri strumenti non soltanto ai fini dell'esplorazione delle vicissitudini dell'umano così come ci è dato di incontrarlo nella soggettività dell'individuo inteso come singolo e/o come membro di una specie, ma anche come lente e strumento di osservazione di indizi che segnalano (o potrebbero segnalare) il profilarsi all'orizzonte di fenomeni che, ancorchè ovviamente attinenti all'umano, possono contrassegnare momenti storici di radicale cambiamento.

Tale in effetti sembra essere l'ipotesi di partenza del nostro Autore che nei movimenti, a volte anche, almeno apparentemente, disparati del nostro tempo, intravede  dei possibili indizi di ciò che, nella sua ottica, appare come il segnale di un'epoca di trasformazione. Si tratta di fenomeni anche molto distanti tra loro in cui F. ritiene di scorgere almeno un elemento comune che possa dare ragione se non di una causalità (pretesa sempre ambiziosa) quanto meno di un  legame, di un nesso, di un tenue filo rosso sulla cui eventuale consistenza l'Autore si interroga con lo scrupolo di chi non si sente di garantirne la certezza, ma è ben attento a cogliere la potenzialità innovativa.

Assolutamente corretta e coerente dunque la partenza, nell'opera di ricognizione, dai lidi che siamo più adusi a frequentare, quello della sessualità in primo luogo, qui osservata non solo come luogo privilegiato del manifestarsi della pulsione, ma anche come principio ordinatore che sulla scansione del binarismo dei sessi fonda la definizione di un metodo di lettura della realtà umana.

Inevitabile, a questo punto, l'incontro col tema edipico e la riproposizione in forma estremamente problematica della questione  dello statuto che a tale formazione compete. Non è di oggi l'acquisizione della consapevolezza di come anche laddove si continui a considerarlo come una struttura universale che sottende aspetti fondamentali del mondo interno e della  cultura, l'Edipo si declini nei modi più svariati a seconda dei differenti contesti culturali ed è proprio in virtù di tale  articolazione che possiamo arrivare a chiederci , in presenza degli eventi a cui il relatore fa riferimento, quanto la "storia", intesa nell'accezione di un'inquietante contemporaneità in frenetico movimento, possa finire per mettere in dubbio e travolgere l'ipotesi di una struttura indispensabile alla costituzione dello psichismo umano.

F. sottolinea infatti, anche con riferimenti clinici, come in molti esponenti delle più giovani generazioni sembri farsi strada, a proposito della costituzione dell'identità di genere, quasi un desiderio di indifferenziazione che forse solo alla nostra miopia appare come una costituzione in "minus", come una mancanza, laddove forse (forse!) tale desiderio potrebbe alludere invece a una pluralità che semplicemente rifiuta di lasciarsi circoscrivere entro i limiti di una modalità rappresentazionale non (più) capace di un'adeguata traduzione simbolica.

D'altra parte, ragiona F, non è forse sulla logica aristotelica che si fonda la logica binaria della differenziazione intesa come un o-o, una conventio ad escludendum, mentre a voler  ben guardare anche dentro casa nostra, ci ritroviamo ad avere a che fare con quell'oggetto misterioso che chiamiamo Inconscio che,  prescindendo totalmente dal principio di non contraddizione, ospita in simultanea i contenuti più vari e in apparenza incompatibili senza operare selezioni e ordinamenti su scala gerarchica.

E tuttavia rimane quanto meno problematico per noi psicoanalisti accettare la lettura di stampo sostanzialmente sociologico che il cosiddetto movimento queer dà della "molteplicità" di espressioni della sessualità umana relegando quasi lo psichico a una modalità espressiva del culturale.

Un altro campo in cui il nostro Autore si muove alla ricerca di indizi specifici della contemporaneità è senz'altro quello della tecnologia e in particolare quel settore di essa che, incrementando in pochissimi anni e in modo esponenziale le possibilità di collegamento e comunicazione, ha dato origine a quel fenomeno in cui tutti siamo ormai irrimediabilmente coinvolti che chiamiamo la rete. Ciò che essa ha prodotto è una "orizzontalizzazione" dei rapporti tra le persone che mette seriamente in crisi concetti come verità e competenza su cui fino a ieri ci sembravano essere fondati i nostri cosiddetti "Valori" di riferimento.

Eppure anche in questo ambito F ci costringe maliziosamente a osservare come non sia da oggi che una messa in discussione del principio di autorità e una maggiore democratizzazione abbiano contribuito a innescare quei processi di cambiamento di cui forse attualmenti vediamo gli effetti nella messa in discussione di strutture sociali quali il colonialismo, il patriarcato, le diseguaglianze uomo-donna, che con favore vorremmo vedersi avviare sulla via di una definitiva obsolescenza.

Correlativi allo sviluppo tecnologico così come si manifesta nell'attualità sono i sempre più accentuati processi di virtualizzazione, che arrivano a lambire anche gli ambiti apparentemente più intimi della relazionalità umana. Pensiamo a esempio all'enorme diffusione del cosiddetto sesso a distanza che si avvale di supporti che prescindono dalla materialità del corpo e dalla definizione di genere come dato di nascita stabilito dall'anatomia.

Sempre a proposito di tecnologia una questione di enorme impatto che in tempi relativamente recenti ha conquiatato la ribalta ed è destinata a occuparla a lungo è quella della cosiddetta Intelligenza Artificiale che ormai infiltra, con effetti da taluni accolti con entusiasmo, ma da altri, forse con altrettanta ragione, temuti anche i più apparentemente innocui aspetti della quotidianità. Che relazione c'è, siamo indotti a domandarci, tra le prestazioni sempre più "smart" del nostro telefono e l'evidenza di un'evoluzione in ambito cibernetico che, seppur ovviamente innescata dall'uomo, sembra ormai avver avviato nelle "macchine" processi di evoluzione e di autoapprendimento paragonabili (quasi?) all'acquisizione di capacità emozionali?

Certo manca ancora l'aggancio con il corpo, ma forse può essere proprio questo uno dei punti che, secondo F, rimandano più specificamente alle questioni di nostro interesse laddove l'ininterrotta ricerca di supporti protesici, spingendosi fino all'ipotesi dell'ibridazione uomo-macchina e incrociando quindi il tema del genere e della sessualità, ripropone inevitabilmente la questione del binarismo e quella a esso strettamente collegata dell'Edipo.

La domanda che si pone allora potrebbe essere così formulata: è adeguato, o perlomeno sufficiente il mito di Edipo a rendere conto di trasfomazioni così profonde come quelle che stanno avvenendo non solo e così estesamente a livello sociale quanto e soprattutto nella costruzione e nella autopercezione identitaria del cosiddetto mondo queer? Oppure è ad altre narrazioni che dobbiamo rivolgerci per comprendere e descrivere i cambiamenti, ma anche le patologie, che la contemporaneità ci propone?

La recente riproposizione da parte di alcuni del mito di Dioniso è adeguata ad esempio a dare ragione di una sregolatezza pervasiva che sembra di percepire in certi modi di essere delle giovani generazioni e che vengono letti perlopiù come aspetti carenziali e sostanzialmente distruttivi, o può essere paradossalmente più utile ricorrere a questo stesso mito, sia pur forzandone ai limiti estremi i contenuti, per preconizzare una società che quanto meno ospiti modalità aggregative diverse, caratterizzate da una maggiore inclinazione al piacere e meno basate sul sentimento della colpa e della responsabilità?

Certo, parliamo di ipotesi al limite, sostanzialmente respinte dai tanti che nel venir meno dei tradizionali garanti meta-sociali vedono la causa di uno smarrimento che investe sempre di più anche la nostra capacità di leggere il presente. Eppure come non chiederci se e quanto anche certi piccoli spostamenti che investono  magari la nostra pratica quotidiana, come ad esempio la sempre maggiore diffusione delle cosiddette sedute on line che di fatto mettono in discussione e alterano principi di rigore del setting ritenuti immutabili, stiano a segnalare il progressivo emergere di mutazioni che potrebbero indurre a ripensare alcuni nostri modi di  concepire l'apparato psichico.

Certo è però che rispetto a tali questioni non sembra essere emersa, o almeno non ancora una possibilità di riformulazione del modello di apparato psichico a cui fa riferimento il metodo psicoanalitico, metodo che peraltro è ben lungi dall'aver esaurito le proprie possibilità se ci consente comunque di porci di fronte alle questioni emergenti, e sia pure in una condizione di incertezza  a volte anche teorica oltre che tecnica, in una posizione suffientemente astinente e per così dire "osservante" degli innumerevoli cambiamenti in atto.

Cambiamenti che a ben vedere hanno a che fare, almeno nella lettura e negli esempi che F ci propone e relativamente agli aspetti che più ci interessano, soprattuto con il tema dell'indifferenziato e che, almeno per come io li ho intesi, sembrano riguardare prevalentemente due aspetti peraltro strettamente intrecciati: la sessualità da un lato e, dall'altro, il coestensivo emergere di configurazioni familiari che ridisegnano anche i rapporti tra le generazioni.

Inevitabile a questo punto l'incrocio con il tema dei fantasmi originari che nella nostra cultura e formazione incidono come organizzatori fondamentali della distinzione tra i sessi e tra le generazioni. Che ne resta e che forma possono assumere oggi che differenze che apparivano consustanziali alla natura stessa dell'uomo sembrano impallidire fin quasi all'evanescenza?

A fronte di forme di comportamento sessuale che implicano non solo un'estensione delle pratiche ma anche un'indistinzione nelle scelte non possiamo non ricordare che è stata la psicoanalisi stessa nella persona del suo fondatore a individuare la natura "perversa e polimorfa" della sessualità e la bisessualità intrinseca della natura umana. E le questioni poste  non solo dalle frontiere sempre più avanzate raggiunte dai metodi di procreazione assistita, ma anche dalla molteplicità degli orientamenti e delle richieste in cui si manifesta e si persegue il desiderio di un figlio ci obbligano a interrogarci su cosa venga effettivamente trasmesso all'infans, quali siano i significanti più o meno enigmatici che entrano in gioco nell'avvicendarsi delle generazioni.

Alla domanda su quali siano, e se ci siano, gli elementi invarianti che ci possono consentire di fare ancora affidamento sull'utilità degli strumenti messi a punto dal metodo psicoanalitico F prova a rispondere facendo appello a quelle modalità di funzionamento della psiche che proprio per il loro valore funzionale sembrano comunque poter processare anche contenuti radicalmente diversi. Semmai saranno le difese a patire l'aumentata pressione esercitata da tali diversi contenuti, soprattutto per quanto riguarda, in tempi di così estesa virtualizzazione, la problematica frontiera tra fantasia e realtà.

Ovviamente, ribadisce l'Autore, non è che tutto questo avvenga senza disagio e nelle situazioni cliniche si rileva continuamente, accanto a questa insistenza del nuovo, la presenza contemporanea di indicatori che rimandano a un'organizzazione dello psichico (e del mondo) quale l'abbiamo conosciuta fino adesso e che ripropongono, accanto e in contraddizione a quelli che sembrano aspirare a proporsi come nuovi paradigmi, modelli e riferimenti di traballante ma collaudata fruibilità. Si riaffacciano così, per esempio negli ormai sempre più destrutturati rapporti tra genitori e figli, esigenze di limiti e indirizzi, o magari, nelle coppie omosessuali e/o omogenitoriali, aspirazioni all'assunzione di ruoli maschili, femminili, materni, paterni e così via.

F conclude con un'osservazione che, forse suo malgrado, finisce per essere anche un'esortazione e un auspicio; se è un cambiamento epocale quello di cui forse siamo chiamati a essere testimoni e se tale cambiamento dovesse stare a segnalare il rimaneggiamento di un'organizzazione psichica in cui l'ordine precedente ha esaurito la sua funzione, sarà proprio la duttilità dello strumento psicoanalitico di cui disponiamo a garantire la possibilità di quella posizione "eccentrica" che puo consentirci l'osservazione attenta e corretta di un mondo in trasformazione.                                                                    

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I numerosi interventi che sono seguiti hanno messo a fuoco principalmente due questioni, anch'esse tra loro correlate: prima tra tutte, ancora una volta, la questione dell'Edipo. E' possibile cioè prescindere, nel percorso che porta alla costituzione di un'identità di genere, quale essa sia, dal succedersi di investimenti e identificazioni e successive rinunce che approdano infine a quella che chiamiamo la scelta oggettuale o piuttosto quello che appare come un sovvertimento di tale tragitto non è invece una sorta di evitamento, un tentativo di eluderne il peso e la presa in carico di responsabilità che la dimensione conflittuale ( e tragica) dell'Edipo comporta? E quanto quello che potrebbe apparire come un facile abbandono all'apparente leggerezza di Dioniso, così come viene proposto da certa mitologia queer, non finisce invece per tradursi in forme ideologizzanti intrise di maniacalità e ignare del loro portato distruttivo?

 Può quindi il "sessuale" che noi poniamo a fondamento dello psichismo sussistere senza un qualche principio organizzatore interno o questa deriva alla virtualizzazione rischia di esaurirsi in un tentativo insensato di abolire la materialità del corpo (come in uno degli esempi clinici portati da F) in favore del solo significante, qui inteso come emblema della virtualità? Senza dimenticare peraltro, tema da alcuni ricordato,  che la posta dell'Edipo si gioca anche su un altro piano, assolutamente ineludibile, che è quello dell'interdizione dell'incesto.

L'altra questione fondamentale con cui la messa in discussione dei principi ordinatori tradizionale viene inevitabilmente a scontrarsi è quella dell'origine. Questo "soggetto" che vorrebbe definirsi nuovo e svincolato da ogni riferimento obbligato non potrà comunque eludere la domanda sulla propria  provenienza, a meno di non dare corpo a un delirio di autogenerazione che può addirittura arrivare, per esempio nei cambi di sesso, a far coincidere la propria morte (come individuo appartenente a un genere) con la propria nascita (come individuo di genere diverso). Nuna Lini



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