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S. FREUD "EPISTOLARI. Lettere tra Freud e Jung 1906 -1913"


S. FREUD "EPISTOLARI. Lettere tra Freud e Jung 1906 -1913"

vista del lago dalla torre, Bollingen, foto di Emanuele Casale, 2012

 

a Jung

19 dicembre 1909
Vienna IX, Berggasse 19

Caro amico,

  se anche Lei ha la mia impressione a proposito del lavoro di Binswanger, mi assolvo dall'accusa di "brontolone". Le cose dunque staranno così. Lui però sembra non accorgersene affatto, la sua risposta è stata veramente amabile e sostanzialmente soddisfacente ... nella misura in cui era leggibile. A gennaio vuole venire a Vienna.

  Ferenczi è davvero sulla cresta dell'onda. Il viaggio gli ha fatto molto bene. Inoltre bisogna considerare che si tratta di una persona fondamentalmente autentica, distinta e fidata.

  Per questa volta non vorrei affatto collaborare allo "Jahrbuch", o almeno vorrei fare molto poco.  Forse una piccolezza di qualche pagina, sullo stile dell'erotismo anale. Il primo volume era pienissimo di cose mie. Spero che questa volta entrino in scena coloro che hanno taciuto, e che anche loro siano giudicati equamente nelle recensioni. Io so che molti lettori attendono proprio queste recensioni, per orientarsi e per adeguare ad esse la loro lettura. Anche i nostri colonizzatori di altre province, come Pfister, debbono una volta o l'altra presentarsi. Ho una gran voglia di mitologi, linguisti e storici della religione; altrimenti dovremo ancora una volta fare tutto da soli.

  A proposito di mitologia: ha notato che le Teorie sessuali dei bambini sono indispensabili per comprendere il mito? Finalmente ho ricevuto lo Knight, il Kaibel non mi è ancora riuscito di rintracciarlo.

  Ieri, al seminario, alcuni giovani analisti entusiasti mi hanno portato delle cose da cui, una volta che siano depurate, può risultare che la dizione e il simbolismo di una poesia rivelano un'evidente influenza da parte dei complessi infantili inconsci nascosti dietro la poesia. Da ciò si possono sviluppare molte cose interessanti, purché siano fatte con tatto e senso critico. Purtroppo queste qualità moderatrici raramente sono accoppiate alla capacità analitica.

  La sua ipotesi che dopo la mia scomparsa i miei errori potrebbero essere venerati come reliquie mi ha molto divertito, ma non posso dire che mi ha convinto. Al contrario, io credo che i giovani si affretteranno a demolire rapidamente tutto quanto non è ben inchiodato e stabile in ciò che io lascerò. Nella ΨΔ diverse cose vanno alla rovescia rispetto alla normalità. Giacché Lei dovrebbe avere una parte di primo piano in questa liquidazione, vorrei fare il tentativo di salvare in Lei qualcosa che è pericolante.

  Dunque: la Sua difficoltà riguardante la "mia libido". Nelle prime proposizioni della Teoria sessuale si trova la chiara definizione in cui non vedo nulla da cambiare: l'analogo della fame, per il quale nella pulsione sessuale la lingua tedesca non ha altra parola se non quella ambigua di Lust [piacere].

  E ora continuiamo a parlare del profitto del mio lavoro sull'ossessione, che veramente preferirei intascare in una lunga discussione a voce, sia pure in mezzo agli scricchiolii delle pareti e dei mobili: è molto bello che Lei accetti la formula dell'ossessione come "sostituzione regressiva dell'azione". Quanto a me, accetterei volentieri la sua formula per la dementia praecox: sostituzione regressiva della realtà.  Ma ciò che mi disturba è che la realtà non sarebbe più un processo psichico come l'azione; ma forse Lei intende dire "riconoscimento della realtà"?

  A difesa del sadismo, vorrei osservare che la sua natura come componente originaria della pulsione non è discutibile, perché la funzione biologica parla a favore di ciò. I fenomeni di reazione in generale non sono della stessa natura di quelli che ci mostra il sadismo, bensì hanno piuttosto il carattere di limitazione passiva. Sul fatto che il meccanismo fondamentale per cui si diventa nevrotici sia l'antagonismo delle pulsioni, l'Io in quanto soggetto di rimozione, la libido in quanto oggetto di essa, su questo punto siamo già d'accordo. Il vecchio saggio sulla nevrosi d'angoscia enuncia per la prima volta questo punto di vista. Ma la cosa curiosa è che noi uomini ci risolviamo con tanta difficoltà a mantenere uniformemente desta l'attenzione sui due campi di pulsione, e a prolungare l'antagonismo tra Io e libido anche nell'osservazione, che dovrebbe comprenderli imparzialmente. Finora io in verità non ho fatto altro che descrivere l'oggetto della rimozione come la cosa nuova, ignota, un pò da Catone che si schiera dalla parte della causa victa. Spero di non aver dimenticato che c'è anche una causa victrix.  La psicologia di Adler, qui, non vede altro che il soggetto della rimozione e perciò descrive la "sensibilità", che è una porta dell'Io verso la libido, come condizione fondamentale della nevrosi. Ed ecco che trovo anche Lei sulla stessa strada, quasi con le stesse parole. Cioè: a causa dell'Io, da me non studiato a sufficienza, anche lei corre il pericolo di fare torto alla libido, la cui importanza io ho messo in luce.

  La nevrosi ossessiva si presta a ciò più di ogni altra, perché il suo carattere principale è l'argine colossale eretto nell'Io contro le formazioni reattive, dietro le quali esso si trincera, così come la dementia praecox con il suo autoerotismo e la sua proiezione. Al tempo stesso questi argini sono proprio i punti in cui si tenta di aprire un varco. Anche le cose che Lei scrive sulla nevrosi ossessiva sono viste sotto l'angolazione dell'Io e, nonostante il loro valore, devono essere limitate a questa posizione.

  Ciò che Lei intende a proposito dell'onnipotenza degli affetti probabilmente si spiega come semplice   conseguenza di una mia oscurità stilistica. Non sono io ad avere stabilito l'onnipotenza degli affetti come sintomo della nevrosi ossessiva, bensì il paziente proclama questa onnipotenza, a cui egli crede, e nel far ciò non è solo.

  Vorrei rivolgerLe una richiesta a proposito del Congresso. Se Lei lascia cadere la data della primavera, La prego molto caldamente di non fissare la metà di settembre, bensì i primi o gli ultimi giorni di questo mese. Questa volta sono così egoista da non voler rinunciare a un viaggio ininterrotto nel bel mediterraneo, che l'anno scorso ho sacrificato alla nostra impresa americana. A giudicare dalle lettere di Putnam, laggiù le cose vanno bene.

  Adesso abbandono l'illusione della Sua visita, ritorno alla situazione di colui che scrive una lettera e concludo con un saluto cordiale alla bella casa sul lago e ai suoi inquilini.

Suo Freud

 "SIGMUND FREUD EPISTOLARI. Lettere tra Freud e Jung 1906 -1913"- Bollati Boringhieri



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