Cultura, cinema e arte

ATTUALITÀ: PSICOANALISI E CULTURA POP


ATTUALITÀ: PSICOANALISI E CULTURA POP

Sanremo, tra sintomo e sogno collettivo

Inauguriamo qui una serie di articoli rivolti a un pubblico ampio. Augurandoci di favorire il dialogo tra psicoanalisi e società

di
Chiara Buoncristiani

 

Trifluoperazina, Stramonio e
Pindololo
Un pizzico Di Secobarbital (…)
E via anche questa smania di parlar!
Max Gazzè - Il farmacista

Un Paese lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalle canzoni di Sanremo.

Il festival è il più grande appuntamento collettivo del nostro paese e puntualmente i temi delle canzoni rispecchiano le sensazioni e gli umori più popolari. La ragione è economica: per arrivare sul palco una “musichetta” deve aver convinto l’ufficio marketing. Così, dall’euforia di “Volare” negli anni Sessanta eravamo arrivati alla distaccata perplessità di “Occidentali’s karma” di Gabbani e, nel 2018, all’umor nero di “Soldi”, una brillante critica del consumismo cantata dall’arabo italiano Mamhood.

Grazie all’amplificatore del Covid, quest’anno sul palco dell’Ariston sono saliti i farmaci, i rimedi omeopatici, i veleni, le droghe e le sostanze psicotrope.

C’è l’arnica di Giò Evan, c’è il “sesso Ibuprofene” di Aiello, ci sono le piante officinali di Gazzè, i veleni di Michielin-Fedez e gli spacciatori dei Måneskin. C’è Bugo che dice: “Voglio immaginarmi che non ho sbagliato e che il paradiso è il mio supermercato con la birra in saldo”.  A Sanremo questi rimedi per il dolore dell’anima hanno messo in secondo piano le rime classiche “cuore / amore”.

Nessuna rivoluzione, almeno in apparenza. Il tradizionale tema dell’amore resta, ma cambiano le immagini per parlarne.

Ora l’amore, anziché essere ciò che infiamma diventa un buco da tappare, una malattia da aggiustare, un dolore impensabile da anestetizzare. Non serve scomodare i dati sul consumo di antidepressivi che si è impennato, mentre gli investimenti pubblici sulla prevenzione e sulla salute mentale sono stati tagliati.

Giusto un anno fa, la pandemia ci ha privati del contatto dei corpi e della possibilità di incontrarci. Ad ascoltare queste canzoni il problema non è il distanziamento sociale, ma la distanza psichica.  L’amore sanremese 2021 è traumatico. Il soggetto - quando c’è - è solo: la relazione fa male e provoca emozioni impossibili da contenere o elaborare. Se non con qualche polverina.

Sia chiaro, gli artisti non sono d’accordo con le autocure e i sedativi. Anzi, rendendoli protagonisti delle loro rime provano a opporvisi. Il Farmacista di Max Gazzè è un tragicomico Frankenstein. Devoto al pensiero magico e onnipotente, il farmacista non accetta limiti né imperfezioni nell’amata e annuncia: “Io ho la soluzione (Si può fare!). Per un tormento, che attanaglia, punto debole o magagna e qualsivoglia imperfezione”.

L’altro esempio emblematico, sono i Måneskin, che hanno vinto proprio ribellandosi all’anestesia generalizzata. La band romana rivendica piuttosto la propria folle diversità. Perché “qui la gente è strana, tipo spacciatori. Noi siamo fuori di testa ma diversi da loro”. Poi sarà anche pop, ma è pur sempre un tentativo di dare senso al mondo e di trasformare un’esperienza. Come dicono Colapesce e Di Martino (che invece fanno una canzone serissima), la loro è “musica leggerissima”, ma ne hanno bisogno “per non cadere dentro al buco nero, che sta ad un passo da noi”. Basta ascoltare La rappresentante di lista per sentirsi grati e stupiti perché almeno c’è ancora qualcuno che è in grado di “amare senza avere tanto, urlare dopo avere pianto”.

Lo psichismo di oggi – questo sembra il messaggio nella bottiglia dei testi sanremesi - si sente sprovveduto nelle dipendenze, terrorizzato rispetto all’incontro con l’altro, incapace di tollerare le delusioni e la perdita. Ma produce segnali di fumo e richieste di ascolto. Bisogni di cura che interpellano anche la psicoanalisi.

Sintomo e sogno collettivo, i testi della kermesse televisiva sono tracce di idiomi, contengono logiche affettive e istruzioni implicite su come entriamo in relazione con il mondo. Tra le piega del fenomeno di costume compaiono modelli di soluzioni psichiche e modi di essere verso la realtà, se stessi e le proprie tempeste emotive.



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