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CROCEVIA TRA TRANSGENERAZIONALE E SPOSTAMENTI GEOGRAFICI di Ronny Jaffè
Il percorso della vita di un individuo si colloca nel tempo della storia e dei passaggi generazionali secondo le elaborazioni teoriche del transgenerazionale 1 ; tali elaborazioni fanno riferimento ad un passato, nell’ordine dello psichico, che va anche aldilà della storia vissuta; si attuano meccanismi psichici, solitamente sottoforma della coazione a ripetere, in cui un passato enigmatico ed oscuro è continuamente rigenerato come se fosse perennemente presente. L’ombra dei predecessori può oscurare la vita del presente ed incalzare quella dei futuri discendenti con l’esito che la freccia del tempo orientata verso il futuro possa capovolgersi in un boomerang che interrompe o spezza il tempo secondo la teoria del trauma trans-storico. Pensando alle guerre e alle migrazioni, al trauma transtorico può sovrapporsi un trauma storico legato allo sradicamento, spesso brutale, dalla propria terra d’origine determinando, a seconda dei casi, una frammentazione o cancellazione della propria storia e dei propri ricordi, oppure stati melanconici o vissuti di estraniazione, depersonalizzazione o di odio nel contatto con la terra d’approdo. Alla luce di queste considerazioni l’autore ritiene che gli analisti 1) siano chiamati anche ad occuparsi di questi nuovi traumi collettivi allo scopo di contribuire e suggerire rimedi possibili, attraverso opportune chiavi interpretative, mettendosi in gioco, o fornendo utili strumenti a chi opera sul campo e 2) nella stanza d’analisi essere a contatto con quello che Moro e Nathan definiscono il controtransfert culturale cioè la conoscenza
delle reazioni emotive ed affettive dell’analista di fronte ad un paziente straniero.
1 H. Faimberg (1981-85), Ascoltando tre generazioni. Legami narcisistici e identificazioni alienanti, Franco Angeli, Milano, 2006, p. 85