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Oggetti d’amore, oggetti di odio: quando la “follia del dominio” si impossessa della vita psichica

di Tiziana Bastianini


Oggetti d’amore, oggetti di odio: quando la “follia del dominio” si impossessa della vita psichica

Nell’indagare “la follia” nei legami d’amore, gli eccessi, gli sconfinamenti, le necessità di dominio, talora reciproco, non possiamo non tener conto di come tali rapporti prendano forma in una comunità di uomini e di donne sempre più attraversati dalla complessità delle logiche del riconoscimento reciproco, compreso il negativo del legame. Tali logiche, devono poter contenere la laboriosità di lavoro psichico insita nel vivere la condizione di essere uomini e donne in un mondo che ha messo in dialogo profondo, talora conflittuale, sessualità e genere, maschile e femminile, paterno e materno.

Una pluralizzazione del soggetto psichico che ha guadagnato in termini di possibilità di espressione di sé, ma ha perso forse in sicurezza, stabilità. Sullo sfondo permane quella cultura patriarcale da cui tentiamo di prendere le distanze ma che in ogni caso ha forgiato il nostro immaginario, ha nutrito le nostre culture. Vorrei ricordare con voi l’interessante riflessione di Giulia Sissa, la quale nel suo libro L’errore di Aristotele (2023) scrive nell'introduzione del suo lavoro: “Ad Atene si assiste al primo incontro mancato fra il popolo e le donne”. Si tratta, infatti, di una cultura politica che si basa su un concetto di uguaglianza legata a “un'identità qualitativa soggiacente, che sia corporea, morale o sociale” che riduce l'uguaglianza “all'omogeneità di un gruppo chiuso”. La qualità soggiacente, il coraggio, è “la migliore approssimazione dell'ideale greco di andreia, ossia la virilità e il maschilismo”. Andreia deriva da aner ovvero uomo – da intendersi come essere umano di sesso maschile in opposizione alla donna. Nel suo lavoro, l'autrice sottolinea a più riprese lo strettissimo legame che intercorre fra governo democratico e andreia. Per Aristotele è un tratto che caratterizza esclusivamente i corpi maschili; ne consegue che le donne, non essendone dotate per natura, non possono possedere le capacità che ne derivano e dunque la facoltà di deliberare e di prendere una decisione. Questa concezione della donna – ed è questo il punto centrale della ricerca di Sissa – è alla base della costituzione della demokratia; costituzione che, senza remore, esclude le donne dalla gestione del potere pubblico... CONTINUA A LEGGERE SU MULTIVERSI



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